Giusta velocità in discesa
Traiettoria del baricentro percorrendo un sentiero dissestato. A bassa velocità (linea contiuna) il sistema bici-rider affonda tra le asperità. Ad alta velocità (linea tratteggiata) il sistema affonda meno per cui gli urti con le asperità sono attenuati e si ha l'effetto galleggiamento.
In mountain bike, qual è la giusta velocità in discesa?
Come vuole una narrazione scientifica rigorosa, il primo passo deve essere quello di definire i termini utilizzati per evitare ogni tipo di fraintendimento. In questo caso è opportuno definire cosa si intende per "giusta", perché ognuno potrebbe attribuirgli il proprio significato. Pertanto, se il nostro intento è quello di scendere in sicurezza, cercando però quel minimo di adrenalina e tanto divertimento, senza dover vincere a tutti i costi una competizione, possiamo definire "giusta velocità" quella che minimizza il tempo di percorrenza di un sentiero, viaggiando in sicurezza.
Rispondere alla domanda iniziale con un valore numerico è impossibile perché è fortemente soggettivo. Ognuno ha la propria giusta velocità che dipende dal grado di allenamento, dall'abilità, dall'età, dalla spregiudicatezza, dalla tecnica e non solo. Senza considerare la variabilità morfologica dei sentieri, che indubbiamente gioca un ruolo importante, anche le condizioni del terreno influiscono sulla prestazione del rider.
Fatta questa dovuta premessa, quello che possiamo fare è individuare quali siano gli aspetti da tener presente, durante la discesa, per capire se possiamo accelerare un po' o se dobbiamo rallentare per raggiungere la nostra personale velocità. Per farlo dobbiamo sapere come la velocità agisce e influisce sulla guida del rider.
La velocità definisce le seguenti quattro grandezze:
- l'energia cinetica del sistema bici-rider, che permette di superare gli urti contro le asperità del terreno: ogni urto consuma un po' di questa energia, quindi più ne abbiamo e più urti possiamo superare. Ne consegue che più è grande la velocità, minore sarà la probabilità di far impuntare la ruota contro un ostacolo, evento da cui può scaturire il ribaltamento
- la gittata delle traiettorie paraboliche. Si immagini la scena classica da film, nella quale l'auto sfonda il gurd rail e finisce in un precipizio. Appena non tocca più terra, l'auto cade nel vuoto descrivendo in aria una parabola. Torniamo sulla nostra mountain bike e immaginiamo di cadere nel vuoto dopo aver superato un'asperità del terreno. Il sistema bici-rider assume, come l'auto del film, una traiettoria di caduta parabolica che sarà tanto allungata quanto maggiore è la velocità iniziale. Pertanto ad elevata velocità si perderà quota più lentamente e questo rappresenta un vantaggio. Nella realtà infatti, percorrendo un sentiero dissestato, dopo una asperità non cadiamo nel vuoto ma probabilmente dovremo affrontarne subito un'altra e se non abbiamo perso quota l'impatto sarà notevolmente attenuato. Ecco perché si dice che ad elevata velocità, affondando meno tra le asperità del terreno, è come galleggiarci sopra
- la stabilità intrinseca della bicicletta. Essa, per un insieme di processi dinamici dei quali viene data una descrizione nel libro "Scienza della guida in Mountain bike: la tecnica di guida spiegata attraverso le leggi della fisica", è un mezzo intrinsecamente stabile, ovvero riesce a mantenersi in equilibrio senza l'azione del rider. E' possibile infatti vedere che spingendo una bici ad una certa velocità, se la si lascia andare essa continuerà a viaggiare da sola resistendo persino a eventuali perturbazioni del moto. Questa caratteristica si manifesta sempre più al crescere della velocità
- la forza centrifuga in curva. Come illustrato nella pagina dedicata all'equilibrio delle forze in curva, la spinta della forza centrifuga verso l'esterno curva è bilanciata sia dalla forza peso del sistema bici-rider, attraverso il movimento di rollio (piega) verso l'interno curva, sia dalla forza di attrito esercitata dal terreno sulle ruote. Pertanto ad elevata velocità, per contrastare la spinta della forza centrifuga, occorre piegare di più in curva, rendendo più difficile la sua percorrenza, e occorre essere sicuri che il terreno garantisca la tenuta delle ruote.
Per tutto quanto sopra espresso, possiamo riassumere dicendo che per raggiungere la giusta velocità conviene accelerare il più possibile, perché l'alta velocità ci permette di superare le asperità con più facilità, attenuando gli urti, e ricorrendo alla stabilità intrinseca della bici. L'accelerazione deve finire quando ci si rende conto che in curva si ha difficoltà nel trovare il giusto assetto oppure perdiamo aderenza a terra. Inoltre dobbiamo smettere di accelerare anche quando ci rendiamo conto che si sta viaggiando troppo velocemente per mettere in atto una guida attiva con le tempistiche giuste: eseguire un'azione di alleggerimento o un bunny hop in ritardo può essere disastroso.
Maggiori dettagli sull'argomento potrete trovarli leggendo
"Scienza della guida in Mountain bike: la tecnica di guida spiegata attraverso le leggi della fisica" che contiene la totalità degli argomenti, rivolto a tutti gli appassionati di MTB.
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